Per filo e per segno
Mostra collettiva
26 Aprile - 24 Maggio 2024
Per filo e per segno
Invito
Comunicato Stampa
Inaugurazione venerdì 26 aprile ore 18
Presentazione a cura di Maria Rosaria Valentini
Per filo e per segno
di Maria Rosaria Valentini
Sognare capita spesso, a chiunque.
Più raro, invece, entrare all’interno dei sogni, abitare le loro pareti con lo sguardo vigile, ma con il cuore galoppante. Raro perdersi volontariamente per cambiare pelle, cercando infine di ritrovarsi in abiti nuovi, trasparenti come il vento o cristallini come le prime ore dell’alba.
A volte, però, tutto questo succede. Forze impreviste e imprevedibili ci prendono per mano, ci suggeriscono fughe dal reale e nel reale poi ci riconducono, modellano sospensioni, capriole, tuffi, tagli, suture. Succede, ad esempio, che cinque artisti siano in grado di guidarci fra cerchi e giri che sgranano ricordi, evocano profumi, attraversano case e cortili, piani e sfere, vette e precipizi, architetture costruite dall’essere umano e paesaggi creati dalla natura. Sono artisti che ci colgono di sorpresa perché sanno proiettarci in stanze sconosciute, tutte da esplorare. Ci catturano, insomma. Lo fanno ponendo al centro dell’intero percorso l’antica arte del ricamo che - si sa - richiede pazienza, precisione, anche misura. Forse, proprio per la scelta di questo mezzo, il loro narrare si carica di un’atmosfera magica e talvolta fiabesca, scompiglia il tempo e lo spazio in maniera sottile, scuce convenzioni, imbastisce speranze. Il passato si interseca al presente. La memoria non diventa condanna, ma serbatoio dal quale attingere continuamente per potersi affacciare sul futuro.
La parola ricamo - di derivazione araba - vuol dire scritto, cifra, segno, disegno. Allora, non a caso, i punti qui declinati si trasformano in un vero e proprio linguaggio che sigla le visioni di artisti che, appellandosi a radici ed esperienze personali, offrono prospettive variegate. I lavori che ci propongono sanno tuttavia coesistere fianco a fianco. A tratti sembrano persino appartenersi, tanto da sprigionare una sorta di canto corale. Gli aghi annodano passi e si mescolano alla vita, la perforano con garbo, ne seguono gli argini, i confini e gli sconfinamenti; raccontano ciò che possiamo immaginare, ma pure ciò che supera l’immaginazione stessa.
In un tracciato poetico e poco consueto François Burland, Margarita Brum, Victoria Diaz Saravia, Aurélie William Levaux e Céleste Meylan compiono incantesimi. Ci restituiscono iridi agili, suggeriscono itinerari geografici interiori e geologie dell’anima in un susseguirsi di salti e di voli dentro e fuori di noi.
Per filo e per segno.
La galleria Doppia V - con un allestimento onirico - espone le loro opere dal 26 aprile al 24 maggio 2024.
Orari di apertura
martedì - venerdì 10-12 e 14-18 sabato su appuntamento
Gli artisti in mostra:
Margarita Brum
(1980) Nata a Montevideo, Uruguay, dove attualmente vive e lavora.
Nei lavori di Margarita Brum l’utilizzo della fotografia è ricorrente. In genere, partendo da vecchie immagini compone una scena inverosimile, dove mescola in modo insolito materiali diversi.
Nelle sue opere vengono utilizzati tessuti e carta, inchiostri, fili, ritagli, vecchie foto, colori acrilici, ricami o elementi cuciti, lasciando sempre la traccia della attività manuale, del lavoro analogico.
François Burland
(1958) Nato a Losanna, Svizzera.
Vive e lavora tra Mont-Pèlerin (Vaud)
e il Senegal.
François Burland mette in campo un immaginario esoterico ed esplora i rituali di passaggio che accompagnano i grandi momenti della vita: la nascita e la morte. Si affida ai delicati lavori ad ago delle ricamatrici senegalesi per parlare delle fragilità umane.
Consegna il proprio lavoro ad altre mani affinché l’opera possa essere conclusa e sigillata dal filo rosso.
Victoria Diaz Saravia
(1975) Nata a Tucumán, Argentina.
Vive e lavora a Mendrisio, Svizzera.
È cresciuta circondata dall’amore di molte donne che con le loro mani costruivano il mondo che le circondava. Ha imparato da piccola, osservandole, l’alchimia di tramutare i sentimenti in bellezza. Quando progetta, soprattutto quando usa le mani per creare, sente ancora che la sua anima balla sotto il sole filtrato da una vite nel cortile della sua casa d’infanzia.
Quel cortile torna, con delicatezza, anche nella sua installazione site specific.
Céleste Meylan
(2000) Nata a Lucerna, Svizzera.
Studia arti visive a l’ECAL, Losanna.
L’amore a senso unico.
I nostri animali domestici hanno davvero bisogno del
nostro amore o solo di qualcuno che dia loro da mangiare?
Questo si chiede Céleste.
Poi risponde, con accento umoristico, e ci propone ritratti di persone e animali mettendo in discussione il legame tra loro.
Aurélie William Levaux
(1981) Nata a Liegi, Belgio, dove attualmente vive e lavora.
I personaggi di Aurélie William Levaux prendono la vita al volo, non sembrano decisi a mettersi in riga, sono provocatori e irriverenti. L’artista disegna con la matita, ma anche con ago e filo, un universo poetico dove tutto si può attraversare, imbastire e anche rattoppare come a volte capita a un vecchio calzino. La sua voce sonda interrogativi legati alle religioni, al sesso, alle rivendicazioni femminili, alla vita di coppia.