Aoi Huber Kono / Victoria Diaz Saravia
Nakama
16 Luglio - 13 Agosto 2021
Nakama
Aoi Huber Kono / Victoria Diaz Saravia
Nakama
Aoi Huber Kono
e Victoria Diaz Saravia
Inaugurazione venerdì 16 e sabato 17 luglio dalle ore 18:30
Nella serata di venerdì interverrà Jacques Gubler.
Galleria Doppia V dal 16 luglio
al 13 agosto 2021
Mostra a cura di Eugenia Walter
Presentazione e testo Jacques Gubler
Allestimento Martino Pedrozzi
Grafica Sidi Vanetti
Aoi Huber Kono
Nasce a Tokyo il 18 aprile 1936. Figlia di Takashi Kono, importante figura della grafica giapponese, Aoi cresce in un ambiente movimentato e creativo che stimola il suo interesse per la grafica.
Dopo il liceo artistico si diploma alla facoltà di Arte e Musica di Tokyo.
Nel 1960, su consiglio del padre, parte per Stoccolma dove frequenta
un corso di perfezionamento in graphic design presso la scuola
di arti e mestieri.
L’anno successivo si trasferisce a Milano dove esegue numerosi disegni e illustrazioni ed inizia la collaborazione con Max Huber che sposa nel 1962. Dal 1965 realizza alcuni libri illustrati per l’infanzia, per Emme Edizioni
e per la collana Tantibambini diretta da Bruno Munari e pubblicata da Einaudi.
Dal 1967 realizza numerose illustrazioni per alcune riviste italiane e giapponesi.
Nel 1970 Max e Aoi si trasferiscono a Sagno, in Canton Ticino.
Nel 1976 tiene la prima mostra personale di pittura e disegni a Zurigo.
Nello stesso tempo progetta disegni per tessuti, foulards, piastrelle, ceramiche, giocattoli e illustrazioni.
Nel 1984 disegna un tappeto in laminato plastico per l’allestimento, progettato da Achille Castiglioni, per la mostra di Tokyo Mobili Italiani. Nello stesso anno inizia una collaborazione con l’architetto Mario Botta realizzando una serie di tappeti murali per la sede della Società di Banche Svizzere di Lugano.
Dal 1985 al 1989 disegna numerosi tappeti, in particolare: per l’Unione Banche Svizzere di Locarno, per il Ristorante Parco Saroli
(alla Banca del Gottardo di Lugano), per la Sala Ricevimenti del Consiglio di Stato e per la sede Swisscom di Bellinzona.
Apprende la tecnica dell’incisione con Angelo Tenchio e della serigrafia con Paolo Minoli.
Nel 1995 Skira Editore, pubblica la monografia io, Aoi.
Nel 2005 fonda il Max Museo, diventato un istituzione pubblica del Comune di Chiasso nel 2010.
Dopo la scomparsa di Max Huber, nel 1992, Aoi vive e lavora a Novazzano, in Canton Ticino.
Victoria Diaz Saravia
Sono nata e cresciuta a Tucumán, una città soleggiata al nord dell’Argentina. Nel 1998, a 23 anni, mi sono trasferita in Svizzera, dove ho studiato, viaggiato, fatto nuove amicizie, trovato l’amore, formato una famiglia
e incontrato persone importanti per la mia formazione e per la mia crescita. Nel 2004 mi sono laureata all’Accademia di architettura dell’USI e nel 2016 mi sono specializzata in design per bambini al Politecnico di Milano.
Mi piace progettare e realizzare nuove idee. Per me è come fare diventare realtà i sogni.
Ho lavorato a progetti di architettura e design. Ho realizzato giochi, mobili, vestiti, mostre, e installazioni dedicati all’infanzia. Ho insegnato progettazione architettonica all’Accademia di architettura collaborando come assistente di diversi professori e ho tenuto corsi di educazione architettonica, arte e design per bambini.
Nel 2008 sono stata premiata dall’Ufficio federale della cultura con lo Swiss art Award per il progetto “Casa para tres”, costruito a Tucumán.
Mi emoziona la capacità creativa dell’essere umano in tutte le sue forme. Sono cresciuta avvolta nell’amore di donne che con le loro mani costruivano il mondo che ci circondava. Ho imparato da piccola, osservandole, l’alchimia di tramutare i sentimenti in bellezza.
Quando progetto e soprattutto quando uso le mani per creare, sento che
la mia anima balla sotto il sole filtrato da una vite nel cortile della mia casa d’infanzia.
Artico Apparso su il Settimanale Azione del 9 agosto 2021
a cura di Alessia Brughera
La profondità della leggerezza L’artista Aoi Huber Kono celebrata in Ticino grazie a due esposizioni / 09.08.2021 di Alessia Brughera Se avessimo a disposizione poche parole per descrivere le opere di Aoi Huber Kono, quelle che si affaccerebbero subito alla mente sono raffinata semplicità e gioia cromatica. Di lei Bruno Munari, uno dei più eclettici e originali protagonisti dell’arte, del design e della grafica del XX secolo, nel 1995 elogiava la capacità, ereditata dalla tradizione giapponese, «di scoprire un altro modo di vedere e di capire il mondo che ci circonda», grazie alla quale l’artista è sempre riuscita a rappresentare le forme della realtà con una seducente delicatezza e con un approccio ludico. Non a caso, proprio lo stesso Munari, che tanto si è adoperato per lo sviluppo della fantasia nell’infanzia attraverso l’esperienza ricreativa, aveva trovato nel termine nipponico «asobi», che significa arte ma anche gioco, la definizione che racchiude al meglio l’essenza della produzione di Aoi Huber Kono. Conosciuta e apprezzata a livello internazionale e molto amata in Ticino, dove si trasferisce nel 1970 insieme al marito Max Huber, l’artista ancora oggi, all’età di ottantacinque anni, lavora e partecipa alla vita culturale del cantone. La sua è una figura poliedrica e curiosa, la cui attività, che spazia dalla pittura all’illustrazione, dal design alla grafica e all’incisione, è sempre stata mossa dall’esigenza di esplorare nuovi territori creativi. Il linguaggio che sin dagli esordi caratterizza le sue opere mescola incanto infantile, essenzialità, ironia ed esultanza dei colori, ben sintetizzati tra loro nell’affiatata interazione di due culture, quella orientale delle origini, fatta di compostezza e di intimità, di candore e di spontaneità, e quella occidentale, con cui l’artista entra in contatto a partire dagli anni Sessanta e che arricchisce il suo immaginario con importanti impulsi estetici. Figlia di un celebre designer e di una copywriter, Aoi Huber Kono è immersa fin dalla giovinezza in un contesto particolarmente stimolante. Dopo gli studi all’Università di Arte e Musica di Tokyo e dopo un soggiorno a Stoccolma, dove segue un corso di perfezionamento in grafica, nel 1961 approda a Milano. È qui che conosce lo svizzero Max Huber (in quegli anni graphic designer già molto affermato, impegnato in eccellenti collaborazioni con alcune delle aziende italiane più note), con cui incomincia a lavorare e che sposerà l’anno seguente. Nel fervido ambiente creativo meneghino l’artista riesce a ritagliarsi un suo spazio accanto al consorte nel campo della grafica e del design, continuando sempre a portare avanti l’attività di pittrice e applicandosi anche ad altri ambiti, come quello dell’editoria per l’infanzia. Quando negli anni Settanta si trasferisce con Max Huber in Canton Ticino inizia anche a sperimentare l’incisione, spronata, tra gli altri, da Mario Radice, uno dei capiscuola della corrente astratta, il quale intuisce subito come i suoi disegni dalle cadenze di lirica suggestione si sarebbero ben prestati a essere tradotti nella tecnica incisoria. I lavori degli anni Ottanta svolti in partecipazione con il designer Achille Castiglioni e con l’architetto Mario Botta, poi, non fanno altro che testimoniare ulteriormente l’attitudine di Aoi Huber Kono ad aprire il proprio universo creativo in molteplici direzioni, ignorando qualsiasi gerarchia fra i vari generi e mantenendo sempre viva l’euforia inventiva. Sono due le mostre che in questo periodo in Ticino celebrano la multiforme opera dell’artista. La prima è la personale organizzata al Museo d’arte Mendrisio, istituzione con cui Aoi Huber Kono ha instaurato da molti anni un proficuo rapporto di collaborazione (suo, ad esempio, è il progetto grafico per il catalogo della rassegna del connazionale Kengiro Azuma del 1994). L’esposizione raduna un nucleo di dipinti in acrilico di recente realizzazione, una quindicina di acqueforti nonché alcuni tappeti e oggetti in plexiglas, a documentare i tanti proficui dialoghi che l’artista ha saputo intessere con forme espressive diverse, mossa com’è dalla convinzione che la vera arte si sviluppi proprio all’insegna dell’osmosi tra più discipline creative, come fossero vasi comunicanti. Gli acrilici esposti sono popolati da segni e simboli astratti che si animano grazie all’utilizzo disinvolto di cromie radiose. Ed è proprio il colore, infatti, uno dei caratteri distintivi dell’opera di Aoi Huber Kono, che sin dagli inizi della sua carriera, nel vasto panorama della cultura figurativa occidentale, non a caso, trova nella pittura di Matisse il suo principale punto di riferimento. In questi lavori eseguiti durante il lockdown, linee e forme semplici ma irregolari, evocative della natura, occupano armoniosamente la superficie, creando composizioni che richiamano, secondo una cifra stilistica che rimane sempre estremamente peculiare, gli esiti di maestri quali Paul Klee o Julius Bissier. Dai toni vivi e luminosi sono altresì le acqueforti, opere in cui si sviluppa un intreccio vibrante che fonde tratto e colore in una sintesi ritmica quasi musicale. A insegnare la tecnica incisoria ad Aoi Huber Kono è stato alla fine degli anni Settanta il lariano Angelo Tenchio, al cui rinomato atelier l’artista era stata indirizzata da Mario Radice. Quanto linee e cromie si compenetrino tra loro nel linguaggio di Aoi Huber Kono è dimostrato inoltre dai tappeti presenti a Mendrisio, arazzi datati 2002 accanto ai quali sono esposti i bozzetti preparatori, e dalle creazioni in plexiglas, tra cui spiccano alcuni cubi trasparenti dove la fitta trama di segni viene esaltata attraverso la luce. Il secondo omaggio ad Aoi Huber Kono è una piccola ma ben curata rassegna allestita presso la Galleria Doppia V di Lugano che raccoglie una selezione di serigrafie dell’artista messa a colloquio con opere dell’argentina Victoria Diaz Saravia. Questi lavori sono stati realizzati da Aoi Huber Kono dal 1970 al 1989, periodo in cui apprende e perfeziona la tecnica serigrafica con Paolo Minoli, apprezzato artista che nella sua Cantù dirige in quegli anni un laboratorio frequentato, oltre che da Max Huber e dal già citato Bruno Munari, da altri importanti nomi, quali Piero Dorazio e Luigi Veronesi. Anche nelle serigrafie Aoi Huber Kono indaga a fondo gli aspetti spaziali e le potenzialità delle tinte, dando vita a opere in cui linee e forme vengono accostate tra loro nel perfetto equilibrio dei pieni e dei vuoti e nella leggiadra geometria impostata su rapporti cromatici sempre nuovi. Con la sua capacità di rendere essenziale e rarefatta la realtà, Aoi Huber Kono ci regala immagini che appaiono come delicate poesie sospese nell’emozione del colore. Piccole, preziose porte che si aprono verso la serenità.