Carolina Raquel Antich
Born in 1970, Rosario, Argentina.
Lives and works in Venice.
One-Person Exhibitions
2018
Somehow, Art-U Room, Tokyo, Japan
2017
Quarzo, Maria Casado Gallery, curated by Sonia Becce, Buenos Aires, Argentina
Carolina Raquel Antich, Works 2007 - 2017, Bunkamura Gallery Shibuya, Tokyo, Japan
2016
Works, TaubenBlau Seminarhaus, Lunow-Stolzenhagen, Germany
2015
Controcorrente, Galleria Doppia V, Lugano
2014
De pronto senti el rio en mi, Lynch Tham Gallery, New York
The moon is about to fall, Volta N Y, New York
2012
One Day, Art – U- Room, curated by Hiromi Kurosawa, Tokyo
2010
Capricci, AB23, curated by Stefania Portinari, Vicenza
2009
Nightfall Art - U - Room, Tokyo
Frio Galleria Doppia V, curated by Ivan Quaroni, Lugano
2008
Into Flower Gimpel Fils Gallery, London
2007
Rio Negro / Black River Florence Lynch Gallery, New York
Beyond the Sunrise Art - U - Room, Tokyo
2006
Si salvi chi puo, Prometeo Gallery, curated by Angela Vettese, Milan
Suite Gimpel Fils Gallery, London
2005/06
Di punto di bianco Florence Lynch Gallery, curated by Barbara Pollack
New York
2003
Non spegnete le luci Gallery Girondini Arte Contemporanea, curated by Chiara Bertola, Verona
1999
Studio Barbieri Arte Contemporanea, curated by Chiara Bertola, Venice
1995
Visiones: arte e media Universita Torcuato di Tella, Curated by Ed Shaw, Buenos Aires
Selected Group Exhibitions
2018
Unforgettableness, Musée Hamaguchi Yozo: Yamasa Collection, curated by Shoko Nitta, Tokyo, Japan
2017
Command Alternative Escape, curated by the School for Curatiorial Studies Venice, Thetis Gardens at Arsenal, Venice, Italy
2013
Extranjeros, curated by Sonia Becce,
Distrito 4 Gallery, Madrid, Spain
Opening Gallery, Lynch Tham Gallery, New York
2012
Home is where I want to be, curated by Saul Marcadent, Serravalle di Vittorio Veneto, Treviso
2011
Palazzo Zenobio rewind...punto e..., Palazzo Zenobio, curated by Roberta Semerano e Saverio Simi de Burgis, Venezia
Anti-corpi, Isola di Sant' Erasmo Torre Massimiliana, curated by Giovanna Dal Bon and Giovanni Bianchi, Venice, Italy
Venezia/contemporaneo, Palazzo Zenobio, curated by Saverio Simi De Burgis, Venice, Italy
2010
Suspense, Fondazione Bevilacqua La Masa, curated by Carolina Lio, Venice, Italy
Bloom, Galleria Doppia V, curated by Barbara Paltenghi Malacrida, Lugano, Switzerland
Colour is keyboard, Gimpel Fils Gallery, London
2008
Those Strange Children Curated by
Douglas Ferrari, The Shore Institute For Contemporary Arts,Long Branch, NJ
Quadriennale di Roma Rome, Italy
Variation & Revision: Low Tech/New Tech
in Contemporary Videos
Curated by Florence Lynch, Marymount Manhattan College Hewitt Gallery, New York; Tandem Gallery, Birmingham, Alabama
Sum it up Florence Lynch Gallery, New York
Art Rotterdam Rotterdam The Netherlands
2007
Girlpower & Boyhood Solvberget, Stavanger Kulturhus, Norway
Allotey, Antich, Fisher, Hackett Florence Lynch Gallery, New York
Innocence and Experience
Carolina Raquel Antich, Corinne Day,
Sarah Dobai, Jenny Watson,
Gimpel Fils, London
Art Rotterdam Rotterdam, The Netherlands
2006
Girlpower & Boyhood Talbot Rice Gallery,
The University of Edinburgh, and Kunsthallen Brandts
MACO:featured artist Mexico City, Mexico (Florence Lynch Gallery, NY)
Trailers & Animations Carolina Raquel Antich, Raffi Asdourian, Carlo Ferraris, Jeanne Susplugas
Senko Forum, Viborg, Denmark
Art Rotterdam Cruise Terminal, Rotterdam
(Florence Lynch Gallery, NY)
2005/06
Florence Lynch Gallery, New York
2005
Premio per la giovane arte italiana 51st Edition Venice Biennale, Venice Pavilion
FIAC Florence Lynch Gallery, Paris
Fondazione Bevilacqua La Masa, Venice
DIVA Digital and Video Art Fair, Rewind/Florence Lynch Gallery, New York
CONTROCORRENTE
di Barbara Paltenghi Malacrida
L’età della giovinezza sembra cristalizzarsi nelle opere di Carolina Raquel Antich, come se il futuro non esistesse e il presente fosse l’unica condizione possibile. Le piccole figure maschili e femminili compongono un girotondo silenzioso, si cercano, si abbandonano, galleggiano nello spazio compositivo come boe appena oltre gli scogli. Si somigliano, si allineano, sempre alla giusta distanza: mai troppo lontane per perdersi, mai troppo vicine da offuscare la visione di un mondo leggero e trasparente. Hanno coraggio, intraprendenza: si immergono in acque chiare, in apnea e con gli occhi chiusi, salgono sui rami più alti incuranti dei pericoli, affrontano il buio delle tenebre con un ardimento che è fermezza e spavalderia.
La loro terra è come un’isola: non ha confini se non un orizzonte profondo, barche appoggiate alle onde, stagni rotondi avvolti da alberi in cerchio e senza fronde. Il senso del tempo avvolge lo sguardo di chi osserva: è un divenire letterario, onirico, mentale. Catturati da un gesto, da un pensiero, da un’espressione ci soffermiamo a chiederci che ne sarà di loro quando il nostro occhio passerà oltre, quando saranno risaliti dal tuffo, quando saranno scesi dall’albero e usciti dallo stagno nella luce scura.
Carolina Raquel Antich rappresenta i suoi personaggi attraverso un utilizzo sapiente della linea: con raffinata bravura include nel segno l’essenziale di una posa, l’abitudine di un atteggiamento, la semplicità mai ostentata di un contegno. I dettagli sono orpelli troppo legati all’identificazione: i suoi soggetti appartengono a una stirpe eletta che abita luoghi chimerici da calpestare e in cui scomparire, mantenendo intatto lo stupore e la malinconia. Fratelli e sorelle, cani e padroni, pescatori e barche, bagnanti e amazzoni, musicisti e bambini giocosi: nell’ovattata quiete della carta, in disegni di intenso lirismo; nella delicata texture delle tele, in dipinti dalla prospettiva lieve; nella lucentezza delle superfici, in porcellane che traducono una filosofia artistica in realtà tridimensionale.
Ampio è il respiro, calmo il battito. La morbidezza delle impronte si espande a livello sensoriale, cattura l’attenzione senza indirizzarne il giudizio. Tutto è governato da un grande equilibrio: nell’architettura dell’immagine, nella gamma cromatica, nella scelta rigorosa di un’armonia a cui bastano pochi elementi per trasmettere una molteplicità di connotati emozionali.
Eppure tutta la serenità ci pare illusoria, quasi incute timore: possibile che davvero si possa oggi concepire un universo così distante dal turbinio prolisso e ridondante in cui ci siamo lentamente inabissati? Perché sembra così irreale la contemporaneità sospesa di figurine docili dal piglio innocente e indifeso?
Anche noi siamo stati così una volta, almeno un momento. Da bambini, forse. Quando il presente è l’unico riferimento che conta e la sincerità di un evento non ha paragoni. O da vecchi, quando la magia di un istante svanisce nel fiume della vita, sopita e mai dimenticata, pronta ad affiorare nella nostalgia del ricordo.
Le montagne da scalare non contano gli anni, si mostrano dinnanzi con grazia, invitanti e temibili. La sfida non sempre è raggiungere la vetta ma onorare l’impresa con rispetto e accondiscendenza. La poetica di Carolina Raquel Antich si erge fiera davanti alle montagne: imperturbabile alle sconfitte, fiduciosa nel traguardo. Controcorrente rispetto alle strade trafficate e dense di una moltitudine che anziché ritrovarsi si perde. Il suo infinito si nutre di speranza e fiducia, di quella tranquillità che talvolta è sufficiente alla contemplazione, talvolta ne è la più autentica conclusione.
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UN CUORE IN INVERNO
di Ivan Quaroni
I recenti sviluppi nell'ambito dell'arte contemporanea registrano un rinnovato interesse verso il disegno come forma espressiva insieme teoretica e istintiva. Due sono, infatti, le principali tendenze in questo ambito, quella concettuale, che considera il disegno uno strumento di elaborazione progettuale e teorica, le cui implicazioni simboliche risalgono alle prime espressioni neolitiche, e quella neoromantica, in cui la struttura narrativa lascia spazio alle libere associazioni e alla fedele registrazione degli impulsi emotivi e delle istanze inconsce dell'individuo. In entrambi i casi, il disegno si offre come un linguaggio globale, come "grado zero" della comunicazione, capace di essere universalmente comprensibile laddove falliscono gli altri linguaggi.
Come scrive Emma Dexter nell'introduzione al volume Vitamin D, "il disegno ha un carattere primario ed elementare: esso assume uno status mitico in quanto è la forma più immediata di costruzione dell'immagine". In effetti, è il primo strumento di comunicazione dell'uomo, il suo marchio distintivo, insieme al logos. Anzi, il disegno è logos, ossia pensiero, linguaggio. Ma è, nel medesimo tempo, emozione, urgenza, necessità di condivisione. Non a caso, per i bambini in età prescolare, ma anche per quelli che già frequentano le scuole dell'obbligo, il disegno rappresenta un importante strumento espressivo.
A ben vedere, l'evidente importanza assunta dall'infanzia come tema iconografico nelle arti contemporanee deve essere posta in relazione con il recente recupero del disegno quale espressione autonoma e non sussidiaria rispetto alle altre arti. Ciò risulta evidente in particolare nell'ambito del cosiddetto "New Folk", una sensibilità che accomuna il lavoro di artisti anche molto diversi tra loro, come Marcel Dzama, Amy Cutler e Jockum Nordström, i quali adottano lo stile ingenuo e le atmosfere fiabesche di certa arte naive per trattare temi crudi e argomenti stridenti quali la violenza e la sopraffazione.
Nella ricerca di Carolina Antich ci sono sufficienti gli elementi per stabilire un trait d'union con questo nuovo tipo di sensibilità, che prende le mosse dalle modalità del disegno infantile per esprimere, paradossalmente, contenuti tutt'altro che rassicuranti. L'aveva fatto già notare Horace Brockington, scrivendo che "Ad un primo incontro con i disegni e i dipinti di Antich, i suoi personaggi appaiono innocenti e fragili. Ma ad una più attenta analisi, essi rivelano un carattere adulto ed una precoce indifferenza". Infatti, nonostante siano spesso dei bambini, i personaggi di Carolina Antich appaiono come individui senza tempo, ieratici, quasi chiusi in una dimensione inaccessibile, in un luogo dove la spazialità è appena suggerita e, a volte, persino annullata. Particolare, questo, evidente anche nell'ultima serie di lavori, intitolata "Frìo", in cui il clima di sospensione, dei cicli precedenti assume i connotati di un'ambientazione invernale. Qui ogni cosa appare silente, immobile, come per effetto di un'improvvisa ibernazione, di una glaciazione che è non solo atmosferica, ma anche psicologica.
La presenza in questi lavori di figure con gli occhi chiusi, ma soprattutto di individui dormienti, è la prova di un'avvenuta cesura con il mondo esterno. Sembra quasi che questi personaggi flebili e delicati abbiano una rassegnata propensione a sottrarsi a condizioni non solo climaticamente, ma anche emotivamente impervie. Al contempo, si avverte in essi la necessità di trovare un riparo, un rifugio, si tratti di una coperta, di una tenda oppure di un nascondiglio mentale, psichico. Sono volti e corpi che affiorano da incolmabili lontananze, come ricordi selettivi e frammentari di una memoria labile. Non è un caso, che proprio l'iconografia della foto di gruppo sia diventata un motivo ricorrente nella pittura dell'artista. Basti pensare all'opera intitolata Mappamondo (2009) e, per estensione, alle precedenti Libertà, libertà, libertà (2005), La banda (2002), Taglio trasversale di un fiore (2003) e Le voci bianche (2003) per accorgersi di quanta importanza abbia assunto il tema dell'anamnesi e della reminescenza e di come sia inevitabile che tale argomento si associ ad uno stile deliberatamente infantile.
La ricerca formale di Carolina Antich appare come il risultato di una meditata traslazione del disegno nel dominio operativo della pittura. Caratterizzato da un'estrema rarefazione di segni e cromie, che investe tanto le figure quanto le ambientazioni, avvolgendole in un raggelato vuoto pneumatico, la pittura di Antich si adatta alla trascrizione di enigmatici, quanto ambigui cenni narrativi. Horace Brockington ha definito i dipinti dell'artista "minimalisti nella forma e concettuali nell'intento", ma si tratta di un dualismo apparente. Uno stile che si rifà, pur con le inevitabili malizie, ai disegni dei bambini è per definizione minimalista, frugale nella descrizione dei dettagli, parco nell'impiego dei colori e, ma allo stesso tempo colmo di allusioni e significati, senza essere "concettuale". Poiché se c'è, nell'arte contemporanea, un aggettivo tanto usurato da non possedere più alcun significato preciso, questo è proprio il termine "concettuale". Già Giorgio Vasari sosteneva che il disegno è "un'apparente espressione e dichiarazione del concetto che si ha nell'animo, e di quello che si è nella mente imaginato e fabricato nell'idea". Pertanto, se è vero che, tra tutti i media, il disegno è quello più prossimo alla sorgente dei pensieri, allora definirlo "concettuale" è semplicemente pletorico.
L'arte di Carolina Antich è una misurata, quanto pudica, rappresentazione di percezioni e stati d'animo, di situazioni e circostanze, non di "concetti". È una pittura laconica, eterea, che preferisce l'allusione al racconto e semina ogni tela di radi segnali e indizi minimi, riuscendo a imprimere nello spettatore una sensazione delicata, ma persistente, di freddo. È il caso di opere come Penombra, Tenda e Bosco, dove un'atmosfera di estatica quiescenza accompagna il sonno profondo dei protagonisti. L'inverno evocato dall'artista, che riverbera sui volti in primo piano di Autoritratto, Sciarpa e Coronata, come pure nei paesaggi nivei di Viaggio d'inverno e Studio d'ombre, diventa, così, sinonimo di una condizione interiore, che è insieme una forma di cauta sospensione e necessaria letargia spirituale.
1 Emma Dexter, Vitamin D, pag. 8, Phaidon Press, London, 2005
2 Horace Brockington, Di punto in bianco (All of a sudden), in Carolina Raquel Antich, Di punto in bianco, catalogo della mostra omonima, Florence Lynch Gallery, New York, 2005.
3 Ibidem
4 Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, pag. 73, Newton